Il dono del riuso e del riciclo

IL DONO DEL RIUSO E DEL RICICLO
di Debora Sbaiz, socia GAS (Gruppo di Acquisto Solidale) e visionaria

 

Per il mio 40esimo compleanno ho invitato i miei ospiti a non portarmi regali materiali, ma a portare qualcosa creata per me, così tra poesie, canzoni e giochi la serata è stata divertente per tutti! Al mio 41esimo compleanno volevo che la festa fosse un occasione di scambio. Invece di comprare qualcosa ho suggerito di portare cose personali che per svariati motivi giacciono inutilizzate e che potrebbero piacere ad altri. A fine serata la rimanenza sarebbe andato in beneficienza al Pan di Zucchero ONLUS di latisana (http://www.pandizucchero.eu).

E’ nato così in me il desiderio di occuparmi sempre più di quest’attività di riciclo di beni usati coinvolgendo a poco a poco gruppi sempre più numerosi. L’ultimo di questi ‘Mercatini del Riciclo e del Riuso’ è stato fatto proprio sabato scorso (11-04-15) nella Villa Comunale di Portogruaro sotto il glicine in fiore del porticato interno!

Riciclare un regalo, o un indumento è percepito nella nostra cultura come un qualcosa di inelegante, qualcosa che ricorda l’elemosina o che mira a sbarazzarsi di un oggetto che non vogliamo più spacciandolo, magari, per nuovo. Per questo motivo non è una cosa facile da proporre ai più.

Ho trovato ottimi alleati all’interno del GAS (Gruppo di Acquisto Solidale) ‘Il Canneto’ di Portogruaro di cui sono socia dal 2012. Il gruppo ragiona già in termini di ‘consumo critico’ e quindi molti soci sono abituati a concetti quali: spreco di risorse, impatto ambientale, impronta ecologica e solidarietà.

Per capire a fondo le finalità di un mercatino del genere bisogna guardare agli oggetti attraverso lenti diverse. Un oggetto può servirmi o meno, essere bello o brutto, ma è indubbio che per crearlo si siano dovute consumare delle risorse in tutti i passaggi della filiera.

Guardando una banale T-shirt di cotone potremmo vedere, facendo uno sforzo d’immaginazione, i batuffoli di cotone grezzo raccolti dalla pianta, la quale a sua volta è stata seminata e cresciuta grazie all’acqua e ai trattamenti, naturali o chimici, operati dall’agricoltore. Questo a sua volta ha occupato il suo tempo, i suoi mezzi e il suo terreno per questa produzione. Ci stiamo immaginando ora solo uno dei numerosi passaggi a cui seguono: la filatura, la tintura, la tessitura, il taglio e l’assemblaggio di più elementi che vanno a confezionare l’articolo in questione. Possiamo immaginare anche numerosi trasporti di merce tra un ramo produttivo ed un altro e anche tante mani, molte delle quali appartengono ad operai sottopagati nell’industria dell’abbigliamento nei paesi emergenti dove il ciclo produttivo ha inizio.

Sempre attraverso la maglietta vediamo anche le mani di chi l’ha venduta in un negozio locale il quale deve essere riscaldato d’inverno, rinfrescato d’estate, illuminato (spesso anche di notte), pulito e manutentato (!) tanto per nominare alcuni elementi che lo scambio di merci basato sull’economia attuale comporta (ma come si faceva una volta? C’era il mercato settimanale e poi si auto produceva quasi tutto quel che serviva). Attraverso la maglietta vediamo anche quel cassetto dov’è riposta, inutilizzata da anni… che spreco!! Tutto questo lavoro per occupare un misero posto dentro ad un armadio!

Il mercatino del Riuso non è solo ispirato dalle logiche dell’impatto ambientale/sociale delle nostre scelte, ma anche dalla cultura del dono (vedi il saggio del sociologo Marcell Mauss http://www.filosofico.net/mauss.htm). Tutti noi sappiamo quanto è bello ricevere e anche dare per bisogno o anche perché semplicemente ci fa piacere, ci riempie il cuore di gioia. Perché stabilisce un contatto, una relazione, un senso di comunità, di appartenenza.

A giudicare dal comportamento di molti che si avvicinano al mercatino si direbbe che nella nostra cultura siamo più abituati ad offrire che non a ricevere. Molti, infatti, trovano normale portare delle cose da donare ma hanno forte imbarazzo nel prendere qualcosa. Qualcuno insiste a voler pagare un oggetto o un capo di abbigliamento che gli piace o che gli sarebbe utile.

Prendere qualcosa senza dare niente in cambio è percepito come un debito in sospeso, e in questo caso non si sa bene con chi! Attraverso il pagamento di una cifra noi diventiamo legittimamente proprietari di quel ‘qualcosa’ che in questo caso invece è stata offerta dalla collettività, per la collettività.

Spesso quando qualcuno è indeciso se prendere o no una cosa dico: -La prendi e la usi finchè ti serve, se poi non ti serve più la riporti al prossimo mercatino e così la potrà usare un altro.- Per qualche strano motivo questa frase toglie dall’imbarazzo la persona anche se a ben vedere questa stessa frase ‘carica’ di responsabilità chi sta prendendo un dato bene. La frase porta in se una liberazione (prendi ora per donare poi), ma anche un impegno verso la collettività (questa cosa non è tua, ma è nostra).

Far circolare i beni in questo modo favorisce il ripensare le cose come risorse, come beni prodotti dalla collettività, e stabilisce anche una relazione tra chi dona e chi prende, o semplicemente tra persone che hanno deciso di affrontare quest’esperienza! Inoltre la dignità dell’oggetto stesso è rivalutata, qualcosa che era dimenticato o scartato ora diventa una cosa nuova e stimolante per qualcun altro. Il detto: ‘i soldi non danno la felicità’ non potrebbe essere più appropriato!

Sabato a Portogruaro c’era aria di festa, c’era complicità tra i volontari del mercatino, soci del GAS, e le persone che sono passate, a volte incredule di poter prendere senza scambio in denaro. Molti sono poi tornati portando i loro doni, il via vai era costante e molti volevano capire di più e sapere le prossime date dell’iniziativa. Ho avuto la sensazione di leggerezza.

In questo momento di crisi economica e sociale appesantito da un clima di preoccupazione generale questo mercatino è sicuramente stato percepito come un segnale positivo, energetico e stimolante. Una speranza. Un darsi la mano. La possibilità di intravvedere come gli uomini possono sostenersi l’un l’altro creando rete, offrendo quello che possono, creando assieme una nuova visione del futuro.

Concludo con una frase di Martin Luther King, Jr. che vorrei incoraggiasse tutti a continuare a fare quotidianamente delle piccolo o grandi azioni per un domaini migliore.

‘Anche se sapessi che domani il mondo andrà in pezzi, pianterei ugualmente il mio albero di mele oggi’

Debora Sbaiz, socia GAS e visionaria.