Cinema C – Grandi Speranze 2 Feb

Grandi SperanzeUSA – Anno 2012 – Durata 2h 4 m –  Drammatico – Regia Mike Newell – Cast Con: Ralph Fiennes, Helena Bonham Carter, Jason Flemyng, Robbie Coltrane, Holliday Grainger.
Trama        1812, Inghilterra. Il giovane orfano Pip, che vive nelle campagne con la famiglia della sorella, dopo aver dato da mangiare a un evaso che sarà poi riacciuffato dalle guardie, è convocato alla residenza di una ricca dama. Questa vive senza mai guardare la luce del sole in seguito a un trauma sentimentale e vuole che Pip giochi assieme a un’altra bambina che vive nel castello della quale lui si innamora perdutamente: Estella. Decenni dopo a Pip sarà comunicato che un ignoto benefattore provvederà per lui e che deve andare a Londra per diventare un gentiluomo. Sarà nella grande città, accettato il nuovo status, che i molti misteri cominceranno ad essere svelati. Il regista di Quattro matrimoni e un funerale (e di Harry Potter e il calice di fuoco) adatta uno script dell’autore di One day (libro e film) tratto da “Grandi speranze” di Charles Dickens. Il melange tra stili, influenze, inclinazioni personali e punti di forza di ognuna delle teste che hanno reso possibile questo nuovo Grandi speranze è finalizzato a una resa classica e fedele del libro ma finisce per prendere una piega più romantica che storica, più centrata sulle storie d’amore (quella di Pip per Estella e quella finita male di Miss Havisham) e sui rapporti personali (il bromance profondo ed emotivo di Pip per il fabbro Joe Gargery) che sull’intreccio della trama, sull’azione del finale o sul contrasto tra le molte classi che si andavano consolidando nell’Inghilterra della prima metà dell’800. Il Pip di Jeremy Irvine però non è un ambizioso arrampicatore come nel libro quanto uno stupito testimone degli orrori alla moda della classi più agiate. Newell rimuove la voce fuoricampo che nei passati adattamenti aveva spesso tradotto la narrazione in prima persona del libro e sposta qualche episodio da avanti ad indietro nel tempo rimanendo tuttavia molto fedele al libro nel complesso, ne riporta le frasi più importanti assieme ad ampi tronconi. Quel che invece piega è ciò che gli riesce meglio, ovvero raccontare con leggerezza (e senza apparentemente dargli importanza) il modo in cui i sentimenti influiscono sulle azioni dei personaggi. Tutto quel che accade nel suo Grandi speranze è causato da un sentimentalismo esasperato (sia una riconoscenza infinita, un odio profondissimo, una dignità immarcescibile o un amore imperituro), anche i piani orditi con il calcolo più matematico, ma questo non è mai il centro del film, quanto più un ordine naturale delle cose che regola la vita. Senza prevedere scene madri di sicuro impatto (come quella in cui Pip lascia entrare la luce nella decadente residenza Havisham per liberare Estella, che chiudeva alla grande la versione del 1946 di David Lean) quest’ultima reiterazione, proprio per la sua spinta sentimentale, punta su paesaggi e personaggi, cioè su fotografia e recitazione, concentrandosi sugli attori e i luoghi in cui essi sono inseriti per dare un nuovo senso ad un vecchio racconto. Il risultato è una grande illustrazione e un piccolo film. Ci sono alcuni dei luoghi più significativi in cui due amici sinceri possono riposare accarezzati dal vento, oscure fortezze di ragnatele da cui spuntano volti angelici e anfratti fetidi di città di legno pronte a diventare metropoli d’acciaio, ma il racconto è fiacco e il dinamismo del libro si perde nel continuo inseguire i volti sgomenti degli attori anzichè i molti twist della storia. (fonte www.mymovies.it)